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Paragrafi
L'antenato della locomotiva
Stephenson,
il padre del treno
La rete ferroviaria in
Italia
Dal Novecento ad oggi
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COME
E PERCHE' n. 61
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Dalla
locomotiva a vapore all'EuroStar. |
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Il treno...non
si ferma mai |
Se
si pensa all'intera storia dell'uomo e soprattutto
alla silhouette e alla velocità di certi treni
superveloci che sfrecciano in lungo e in largo
per tutta la nostra penisola raggiungendo stazioni
semisperdute, può stupire il fatto che la primissima
strada ferrata venne costruita, in Italia,
appena nel 1839.
Collegava Napoli a Portici ed era lunga appena 10
chilometri. Protagonisti: una locomotiva, il
tender e un paio di carrozze. Il 3 ottobre, giorno
dell'inaugurazione, lo stesso Ferdinando II,
re delle Due Sicilie, presiedette la cerimonia.
Ma
com'era questo primo convoglio di tanti anni fa?
Sembrava uscito dai fumetti! E era piuttosto scomodo,
almeno per quanto riguardava le due carrozze:
completamente scoperte di sopra, esposte al sole e
al cattivo tempo, con sedili di legno simili alle
vecchie panchine che ancora oggi possiamo scorgere
in qualche giardino pubblico.
E, ironia della sorte, venivano chiamate "vetture
belvedere" forse per far dimenticare ai passeggeri
quanta polvere erano comunque destinati ad ingoiare.
Ma quando ebbe inizio questa avventura che dura ancora
oggi?
L'antenato
della locomotiva
Nel
1769, un ingegnere francese, Nicola Cugnot,
costruì uno strano trabiccolo in legno e ferro,
con un seggiolino nel mezzo e una caldaia davanti.
L'idea era quella di sfruttare l'enorme forza espansiva
del vapore a vantaggio del movimento. In parole povere,
la macchina riusciva ad andare avanti senza
dover ricorrere ad animali da traino o ad altre diavolerie.
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Il progetto era quello di far scivolare questa macchina
traballante su delle specie di verghe parallele,
antenate delle rotaie, necessarie per dare un minimo
di rotta. Il problema più grande, inizialmente,
riguardava le ruote che, sulle rotaie, giravano a
vuoto. Spesso, a seconda di come il peso risultava
distribuito, una ruota tentava di procedere, mentre
un'altra slittava.
La soluzione fu quella di collegarle tra loro, con
delle "bielle congiungitrici", per
dare al tutto un movimento armonioso e coordinato,
quasi una coerografia di Bejard con le ballerine della
Scala.
Stephenson.
Il padre del treno
Giorgio
Stephenson nacque a Wylam nel Northumberland il 9
giugno 1781. Da ragazzino faceva il guardiano dei
cavalli nelle miniere di carbone di Clay Cross,
dove il padre lavorava come minatore.
Incominciò a studiare, per conto suo, il mondo
degli stantuffi, delle pompe idrauliche e delle
pulegge sui libri di meccanica che riusciva a comprarsi
con i suoi risparmi.
Il
padrone delle miniere (fiutando l'affare) gli permise
di mettere in pratica alcuni suoi progetti e a poco
a poco i cavalli furono sostituiti da ben più
economiche piccole locomotive che correvano
su rotaie di ferro più solide e sicure rispetto
a quelle di legno.
Nel 1825, la svolta. Venne inaugurato, infatti,
il primo treno e la prima strada ferrata. Con tanto
di orari e biglietti venduti allo sportello della
neo-nata stazione. La linea, 32 chilometri, univa
Stockton a Darlington.
La locomotiva trascinava ben sei carrozze,
tre "merci" e tre "passeggeri."
Stephenson
partì dalle esperienze di altri ingegneri quali
Giacomo Watt e Riccardo Trevithick,
che avevano realizzato le prime caldaie
complesse. Grossi cilindri attraversati da tubi e
serpentine disposte in modo tale da far sì
che il vapore, costretto in uno spazio limitato, crescesse
di forza propulsiva. Ma una caldaia, per quanto ben
funzionante, non poteva essere considerata ancora
un treno. E Stephenson fece fare il salto di qualità
ai prototipi dei due ingegneri.
Il
1829 fu l'anno della ferrovia governativa Manchester
- Liverpool, di circa sessanta chilometri. Velocità
media dell'intero convoglio: trenta chilometri orari,
il doppio delle normali diligenze.
A dire il vero non tutti vedevano di buon occhio la
nascita della strada ferrata. Per alcuni poi, il treno
non avrebbe avuto futuro. Troppo forte, infatti, il
rischio di scontri e di deragliamenti.
Per quanto riguardava il problema della sicurezza,
un notevole passo avanti fu fatto negli anni Settanta
dell'Ottocento, quando fu introdotto il cosiddetto
Freno Westinghouse, dal nome dell'inventore
americano.
L'utilizzo dei cavalli da parte dell'uomo
Nel corso della storia passata, gli esseri umani hanno purtroppo
sfruttato animali dotati di grande forza e
intelligenza come i cavalli per i propri scopi. I cavalli facevano
sempre una brutta fine:
sottoposti a grandi fatiche come animali "da traino" per trasportare
persone e merci, o a grandi pericoli come animali "da battaglia",
venivano infine uccisi quando non più abbastanza utili.
Oggi per fortuna i cavalli non vengono più usati per questi
scopi, però esiste ancora sfruttamento: quello negli ippodromi,
luoghi in cui i cavalli vengono fatti correre a velocità
innaturali; quello dell'equitazione, in cui i cavalli sono
costretti a
fare esercizi pericolosi per la loro salute e la loro vita; quello
delle feste locali, per esempio il palio di Siena, il palio di Asti, o
altri palii in giro per l'Italia, in cui i cavalli vengono fatti
correre su percorsi molto pericolosi e ogni volta
qualcuno di loro ci rimette la vita.
Tutti questi cavalli vengono poi mandati al macello quando non sono
abbastanza veloci, o bravi, o quando non sono più abbastanza
giovani per fare quel che devono.
Se vuoi rispettare i cavalli e non causare loro sofferenza e
morte, evita le corse dei cavalli o qualsiasi tipo di gara che coinvolga
questi animali, chiedi ai tuoi genitori di non portarti a vedere
questi tristi spettacoli, e insegna agli altri tuoi amici a fare lo
stesso.
Grazie da parte di tutti i cavalli!
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