Tra
il 1910 e il 1920 gli occhi di tutto il mondo erano rivolti
al Messico. Furono anni duri di guerra, rivolte,
insurrezioni, omicidi. Il quel breve arco di tempoi quasi
un milione di messicani - uno su quindici - perse la vita.
Protagonisti
della vicenda: Dìaz, Madero, Huerta, Carranza, Obregòn
e i due guerrilleros Pancho Villa, comandante delle
truppe rivoluzionarie del nord, e l'indio Emiliano Zapata,
portavoce delle comunità contadine del sud.
Tolto di mezzo definitivamente Dìaz, le prime libere
elezioni, dopo 34 anni di dittatura, videro la vittoria
di Francisco Madero, un uomo di origini borghesi
e tendenze liberali. Il nuovo presidente si battè
a favore della democrazia e contro le ingiustizie sociali,
ma senza troppa determinazione. Con chi era contrario ai
principi democratici, tentò di trattare.
Terra e libertà
Zapata
appoggiò Madero fino a quando ritenne che il presidente
si stesse adoperando a favore della riforma agraria, poi
lo abbandonò. Il suo programma, a cui rimase fedele
tutta la vita, era quello di espropriare le terre delle
haciendas per ridistribuirle alle comunità
contadine.
Nel
1910 al grido di "Tierra y Libertad", si
mise a capo dei campesinos, dei peones e delle comunità
indie e contadine. Cominciarono gli incendi e i saccheggi
delle piantagioni. Chi si opponeva veniva ucciso. Zapata
fece redigere il suo progetto di riforma agraria, il Plan
de Ayala, da un maestro elementare. Assunse il controllo
di buona parte del Morelos e, insieme a Pancho Villa, che
veniva considerato dai suoi una specie di Robin Hood, occupò
Città del Messico.
Il presidente Madero e alcuni suoi famigliari vennero uccisi.
Approfittando del momento di difficoltà del paese,
complice anche un embargo da parte degli Stati Uniti, con
successivo invio di truppe - malviste - a Veracruz, il generale
Victoriano Huerta, fedele collaboratore dell'ex dittatore
Dìaz, istituì un governo fortemente reazionario.
Tanti
gli oppositori al nuovo governo: da Zapata, che aveva il
suo quartier generale a sud, a Villa, nel nord, al generale
Alvaro Obrègon, dello stato di Sonora, al governatore
Venustiano Carranza, alla guida dell'esercito "costituzionalista"
costituito contro Huerta.
Ma gli stessi nemici di Huerta erano in lotta uno contro
l'altro. Alleanze ed accordi si facevano e si disfacevano.
La spuntò, dopo anni di sangue, il governatore Carranza.
La nuova costituzione liberale
Nel
1917 venne istituita la nuova costituzione, tuttora in vigore
in Messico.
Essa
comprendeva una serie di articoli a favore dei lavoratori,
come il diritto di sciopero, la giornata lavorativa
di otto ore, il salario minimo, l'assicurazione contro gli
incidenti sul lavoro, e tracciava le linee fondamentali
della riforma agraria, prevedendo l'espropiazione
delle haciendas, la ridistribuzione delle terre ai contadini
e la confisca dei beni alla Chiesa.
Carranza, con l'avvicinarsi delle nuove elezioni, tentò
di conservare il potere scegliendosi con cura il successore.
Fece arrestare il popolare Obrègon, probabile
vincitore, che però riuscì a fuggire ed a
farsi ugualmente eleggere. Carranza fu ucciso nel sonno.
Tra il 1919 e il 1923 anche Zapata e Villa
furono assassinati. Obregòn assunse la guida di un
paese distrutto e in piena crisi economica. Strinse accordi
economici con gli USA, ridusse le spese per l'esercito,
avviò un importante processo di alfabetizzazione.
In
quegli anni la corruzione attecchì un po'
dappertutto. Nacque una nuova classe di potere, composta
da uomini ricchi e influenti, chiamati los politicos.
Si riacutizzò la lotta mai sopita tra
chiesa e governo, che sotto il nuovo presidente Plutarco
Elìas Calles (1924 - 1928) raggiunse punte di
fanatismo.
Durante il suo mandato furono costruite scuole e strade
e avviati grandi progetti di irrigazione. Fu rinegoziato
il debito pubblico, vennero offerte nuove garanzie a sostegno
dell'impresa privata. Il leader sindacalista Luis Morones
divenne ministro del lavoro e dell'industria, liquidando
così il problema degli scioperi. Calles riuscì,
grazie alla creazione di un partito ancora esistente, il
Pnr (Partido Nacional Revolucionario) a unire militari,
contadini e operai. Dalla sua anche un gruppo ristretto
di finanzieri ed industriali.
A
Calles, nel 1934, successe il generale Làzaro
Càrdenas, proveniente da una modesta famiglia
meticcia, politico onesto, anche se non sempre all'altezza
dei problemi del paese. Nacquero nel 1936 la Confederaciòn
de Trabajadores Mexìcanos (Ctm) e nel 1938
la prima organizzazione sindacale contadina, entrambe sostenitrici
di Càrdenas.
Fu imposto alle compagnie petrolifere straniere, che operavano
in Messico, un aumento salariale ai propri lavoratori. In
seguito al rifiuto, le compagnie vennero espropriate e nazionalizzate.
Al Messico fu chiesto di risarcire le aziende espropriate,
cosa che avvenne solo negli anni Quaranta.
(tratto
da "Messico", Guide APA, Zanfi Editore, 1996)