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Paragrafi
Che
cos'è l'Olocausto
Adolf Hitler
I campi di concentramento
I decreti antisemiti
L'invasione della Polonia
Le deportazioni
Schede
La
biografia di Hitler
"Mein
Kampf"
I
decreti antisemiti
I
campi di sterminio
Approfondimento
Qualche
numero
II
Guerra Mondiale
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COME & PERCHÉ n. 47 -
Olocausto
Il 27 gennaio 1945 i soldati dell'armata rossa entravano
ad Auschwitz. Con la legge 211 del 20 luglio
2000, la Repubblica italiana ha riconosciuto la giornata
del 27 gennaio come Giorno della Memoria. Domenica
tutta l'Italia si é fermata a riflettere su
quello che é stato uno degli episodi più
bui della storia del XX secolo: l'Olocausto. Shoah,
in lingua ebraica.
Che
cos'è l'Olocausto
Con
il termine Olocausto si intende il periodo di persecuzione
che colpì milioni di persone, in un periodo
compreso tra il 1933, anno in cui Hitler divenne Cancelliere
della Germania, e il 1945, anno della fine della guerra.
In
12 anni oltre 10 milioni di civili furono ammazzati
dalla furia e dall'odio nazista: più della
metà erano ebrei. Gli altri erano zingari,
politici d'opposizione, esponenti appartenenti alle
resistenze di ogni nazionalità, omosessuali
o persone definite "anti-sociali"
come, ad esempio, vagabondi, malati di mente, handicappati
o portatori di malattie congenite e anziani infermi.
Ma ripercorriamo insieme le tappe fondamentali
di quello che può essere considerato il più
grande genocidio di massa organizzato. Alla fine della
prima guerra mondiale, gli ebrei in Europa sono: 1.500.000
nella parte occidentale, 3.000.000 in Unione Sovietica
e 4.500.000 nelle regioni centro-orientali.
In
molti paesi, soprattutto dell'Europa occidentale,
gli ebrei sono ben integrati nella società e spesso
ricoprono ruoli di responsabilità all'interno delle
nascenti imprese. Abitano preferibilmente nelle grandi
città come Berlino, Vienna, Parigi, Londra o Amsterdam.
Non sono rari i matrimoni misti e i casi di conversione
al cristianesimo, soprattutto in Germania dove gli
ebrei provano un profondo attaccamento verso quella
che ritengono la propria patria.
Certo,
la situazione non é la stessa ovunque e nei
piccoli centri le comunità ebraiche, chiuse
nelle proprie tradizioni, costumi (basti pensare al
tipico abbigliamento e pettinatura) e nell'incomprensibile
lingua yiddish, vengono viste con sospetto.
Ma questo avviene soprattutto in certe regioni della
Russia, della Polonia e della Romania, dove
pochi sono i benestanti colti mentre la maggior parte
é costituita da operai delle aziende tessili,
artigiani e piccoli commercianti.
Adolf
Hitler
Nel
1924 Adolf
Hitler, un giovane che milita nel partito
nazional-socialista tedesco, scrive, dal carcere di
Landsberg dove era stato rinchiuso in seguito ad un
tentativo di colpo di stato, il suo Mein
Kampf (La mia battaglia), che può essere
considerato contemporaneamente un' autobiografia,
un saggio teorico e una proposta politica.
Il principio su cui basa il libro è la naturale
disuguaglianza delle razze. Tra tutte le razze,
Hitler considera quella ebraica la più infima,
da estirpare come fosse una malattia. Ritiene gli
"ebrei esseri, subdoli, dal sangue impuro
e crede siano un pericolo reale per la società
se non per tutta la Terra".
In
realtà le idee portate avanti da Hitler non sono completamente
nuove, anche se colpisce sicuramente la lucidità
con cui vengono esposte. Infatti da secoli gli ebrei
- tesi sostenuta dai Padri della Chiesa - erano considerati
i responsabili della morte di Cristo.
Inoltre circolavano strane leggende dettate dall'ignoranza:
che uccidessero bambini cristiani per i propri riti,
che rubassero le ostie consacrate e che, alleati di
Satana, diffondessero le epidemie. E non mancavano
trattati che affrontavano l'argomento in lungo e in
largo. Ecco quindi che ad Hitler l'ispirazione non
poteva mancare. Non gli restava che recuperare in
modo organico degli stereotipi subdolamente
diffusi.
Adolf
Hitler viene nominato cancelliere il 30 gennaio
1933 dal presidente della Repubblica Von Hindenburg.
Un'occasione unica per mettere in atto il suo programma
politico. Ben presto gli oppositori politici
vengono messi a tacere, spesso con la violenza. I
militari delle SA (Sturmabteilung, squadre d'assalto)
agiscono indisturbate. Moltissimi dirigenti e militanti
d'opposizione vengono chiusi in carcere. In seguito
a momenti di tensione e disordini con alcuni
militanti comunisti, Hitler riesce a convincere il
presidente a promulgare il "decreto per la protezione
del popolo e dello Stato".
E' il 2 febbraio 1933. L'atto dà al cancelliere poteri
assoluti, oltre il controllo della polizia per
la repressione di ogni movimento (politico, culturale,
di pensiero) che si ritenga possa costituire un pericolo
per l'ordine pubblico.
Di fatto é la fine della democrazia tedesca.
Nelle elezioni del 5 marzo del 1933 i nazisti ottengono
il 44% dei voti e, in seguito all'alleanza dei nazisti
con il centro e i nazionalisti, Hitler ottiene il
potere per ben quattro anni. Si costituisce la dittatura
nazista.
La
propaganda portata avanti nelle scuole (attraverso
la Lega nazionalsocialista dell'insegnamento), nelle
case, nelle piazze, attraverso i giornali,
la radio, i cinema e soprattutto i movimenti giovanili
creati per l'occasione (vedi Gioventù hitleriana),
fa presa soprattutto tra i giovani che si sentono
ben presto parte attiva di un grandioso progetto in
via di realizzazione: riportare la Germania all'antica
grandezza. Nella primavera del 1934 diventa capo della
polizia Heinrich Himmler, capo delle famigerate
SS.
Le
SS erano nate come squadre scelte a protezione
della persona di Hitler. Una sorta di guardie del
corpo. Ben presto, però, le SS acquistano
sempre più importanza all'interno del regime.
Loro il compito di controllare capillarmente tutti
i settori della vita pubblica e privata.
Lo scopo di questa politica é realizzare con
ogni mezzo, anche con la violenza, il modello dell'
"uomo nuovo", dell' "ariano perfetto".
Anche se questo significa dare la caccia a tutti coloro
che si oppongono al progetto e che quindi sono da
intendersi "nemici dello Stato". In tale
prospettiva, i nemici dello Stato sono potenzialmente
infiniti tanto da esigere, in breve, l'organizzazione
di una vasta rete di campi di concentramento.
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