RAGAZZI NEWS n. 60
- Frida Kahlo: la donna e l'artista
Nel
1930 sono negli Stati Uniti. Rivera
infatti è stato incaricato di dipingere i murales
nel Luncheon Club della Borsa di San Francisco. Sola
per gran parte della giornata, Frida dipinge uno dei
suoi quadri più belli, "Frida e Diego".
Lui viene raffigurato enorme, come ormai è
nella realtà. In mano, una tavolozza, simbolo
della sua arte sempre più grande. Lei minuta,
apparentemente fragile, avvolta nel suo grande scialle
rosso. Ma lo sguardo, che colpisce sempre in tutte
le tele di Frida, è pungente, quasi ironico.
Frida in quei mesi perde il bambino che stava aspettando.
Il suo corpo è troppo malridotto per riuscire
a dare la vita ad un'altra creatura. Il dolore è
enorme e la pittrice non può che sfogare la
sua sofferenza nell'unico modo che conosce. Sulla
tela.
Ancora
autoritratti, inquietanti e ricchi di colori forti
e sanguigni. Uno fra tutti, "Ospedale Henry
Ford", una tela in cui l' evento drammatico
è reso con una tecnica che ricorda le opere
votive messicane, tele di piccole dimensioni dipinte
con colori ad olio su metallo con al centro la disgrazia
da commemorare. In questo caso, Frida appare su un
letto d'ospedale. Davanti un'ampia pianura con lo
sfondo di una città industriale.
Molti
hanno definito una mania, quella di Frida per gli
autoritratti, che costituiscono ben 1/3 della
sua opera. Come se il dipingersi fosse una sorta di
terapia per allontanare da sè il dolore.
Il corpo della pittrice viene rappresentato spesso
ferito, distorto o frantumato. Talvolta fuso con elementi
naturali, un animale o una pianta, per esempio. (vedi
"Il cervo ferito" e "Radici").
La stessa Frida, a chi le domandava il significato
della sua opera e se fosse una pittrice surrealista,
rispondeva: "Non dipingo sogni. Io dipingo
la mia realtà."
Il
riconoscimento
Il
pubblico e la stampa pian piano incominciano ad accorgersi
di lei come artista e non più solo come la
moglie di Rivera. Diventa sempre di più un
personaggio anche negli ambienti artistici
e culturali dell'epoca. Spiritosa e sagace Frida ama
vestirsi con lunghe gonnellone colorate, rosse
o viola, scialli ricamati e camicette bianche secondo
le usanze delle donne messicane. Adorna i lunghi capelli
neri con nastri e fiori.
Tutti quelli che la conoscono rimangono colpiti,
non solo dalla parlantina, ma anche dalla quantità
di gioielli di tutte le fogge e misure che
è solita indossare. Non solo oggetti preziosi,
ma anche gingilli di scarso valore provenienti da
bancarelle.
Nel
1938 il poeta Breton le organizza una mostra
a New York che è un gran successo. Frida è
felicissima anche se fisicamente i dolori sono tornati
a tormentarla. In Europa, dove si reca in occasione
di un'altra esposizione, viene guardata inizialmente
con sospetto, anche se non mancano gli apprezzamenti
di artisti come Pablo Picasso, Kandiskij, Mirò,
Tanguy. Il Louvre le compra il ritratto intitolato
"La cornice".
Il
suo primo e più importante fan rimane, però,
proprio suo marito.
Nel 1939 i coniugi Rivera si separano, pur continuando
a condividere le esperienze artistiche. Frida dipinge
"Le due Fride", in cui vengono rappresentate
metaforicamente la personalità dell'artista
e quella della donna.A momenti, la pittrice sembra
stare meglio. Spesso, però, non riesce quasi
ad alzarsi dal letto. Si riavvicina all'ex-marito
che risposa di lì a poco.
Gli
anni Quaranta
Sono gli anni migliori, per Frida, per quanto riguarda
l'affermazione artistica. I suoi lavori sono sempre
più apprezzati anche oltreoceano. Partecipa
alla "Mostra internzionale del Surrealismo"
di Città del Messico e insegna alla "Esmeralda",
la scuola di pittura e scultura del Ministero dell'Educazione.
Quando sta troppo male per recarsi nell'istituto sono
gli allievi - chiamati scherzosamente "Los Fridos"
- ad andare a casa sua a seguire le lezioni.
Nel 1953 viene organizzata una mostra personale
di Frida nella "Galerìa de arte Contemporaneo".
La gente si accalca per riuscirvi ad entrare. Si formano
ingorghi lungo le strade.
Negli
anni successivi la salute di Frida peggiora. E' costretta
ad assumere droghe anche pesanti per riuscire a sopportare
le sofferenze, è depressa.
In seguito a complicazioni insorte dopo un attacco
di broncopolmonite, il 13 luglio 1954, muore, all'età
di 47 anni.
Questo il suo ultimo scritto: "Grazie ai dottori/Farill
- Glusker - Pàrres/ e al Dr Enrique Palomera/Sanchez
Palomera (...). Grazie (...) alla mia forza di volontà.
Aspetto felice / la partenza - e spero/di non tornare
mai più.
Oggi la sua casa nel quartiere di Coyoacàn
è un museo aperto al pubblico.
Francesca Virgilietti
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